Perché fai tutto ciò, figlio mio?

Autointervista a tratti delirante


Io che mi intervisto in cucina (copyright foto: Federico Cavallino Altamura)


T - Ciao tommi
T - Ciao!
T - Una domanda per iniziare: ma tu chi sei?
T - Che domanda idiota
T - Hai ragione... mettiamola così: fammi il tuo curriculum serio...
T - Boh... Leggiti la sezione "chi sono"...
T - ok, sono interessato, ma non fino a questo punto...
T - ti capisco...


T - ok. ora veniamo alle domande interessanti: quando è nata l'idea di fare un lungo viaggio in bicicletta?
T - non saprei. ho iniziato a 15 anni credo... per me è stata una folgorazione dopo un pellegrinaggio fatto con la parrocchia in bici, da Piacenza a Caravaggio. L'illuminazione non è stata religiosa.
T - cosa hai scoperto?
T - ho capito, semplicemente, che con la bicicletta puoi andare ovunque. senza patenti strane, senza benzina, senza assicurazioni, senza bolli, tasse, problemi al motore, sensi unici e strade vietate. semplicemente dovunque...
T - ci arrivava anche il Pacchio a queste conclusioni...
T - si, lo so, ma ti ho detto che la mia è stata un'illuminazione. è un po' come una cosa che tutti sanno, ma in quel momento la "afferri", la padroneggi, la capisci nella sua rivoluzionaria semplicità.
T - 'scolta Hegel, ma non puoi andare a lavorare e fare questa cosa quando sarai più grandicello?
T - mah... per fare un viaggio in bicicletta serve il fisico. già ne ho poco, se aspetto ancora un po' lo faccio con la badante al seguito. e poi ho lavorato come un non-si-può-dire-cosa-perché-sennò-sarei-razzista per tirar su qualche soldo per fare questa cosa. e nel frattempo studiavo...
T - non hai paura di perdere delle occasioni, di perdere dei treni?
T - si, credo di averne. ma finisce sempre che rigiro la faccenda dicendomi: ma se non parto perdo SICURAMENTE l'unico treno che mi interessa prendere per ora
T - non sei troppo incosciente a fare questa cosa? per altro da solo...
T - lo faccio ora, questo viaggio, proprio perché vedo che l'incoscienza cala al crescere degli anni, e ne serve un bel po' per partire in questo modo.


T - hai esperienza di viaggi così?
T - viaggi in bici ne ho fatti pochi e brevi, massimo 2 giorni, a parte la scorsa estate che sono stato in Norvegia 2 settimane in bici, ma ero in compagnia di un ragazzo decisamente fuori forma e ho dovuto accompagnarlo passo a passo (cuore per te, Reepa). Per i viaggi non in bici credo di averne, ho fatto per 4 anni degli interrail con quelli che sono i miei problematici amici... sai com'è, dormire dove si trova (anche parchi e panchine), decidere alla giornata dove andare, cambiare città ogni giorno....
T - sei proprio un figo, tommi! un vero giovane!
T - grazie...
T - sta per arrivare la fatidica domanda.
T - mhh... lo supponevo...
T - ma prima te ne faccio un'altra: perchè in bici?
T - e come dovrei farlo questo viaggio?
T - con la macchina o la moto, tipo.
T - sono due cose completamente diverse, un viaggio in bici non c'entra nulla con uno fatto con un motore. è più o meno come vedere un film sulla seconda guerra mondiale invece che studiarla sui libri. stesso tema, profondità diversa.
T - non ti seguo. dimmelo facile, perché sono ritardato: perché in bici?
T - per i motivi che ti ho detto prima: puoi andare ovunque. senza benzina, e soprattutto senza burocrazia (patenti internazionali, multe, visti per i mezzi). e poi per un motivo più figo: se sei in bici, ti guadagni ogni centimetro che fai, sensazione sconosciuta a autisti/motociclisti.
T - però in moto/macchina vedresti più cose, copriresti nello stesso tempo distanze maggiori...
T - ok, prova a chiedere ad un alpinista cosa ne pensa delle funivie. si coprono in meno tempo distanze maggiori anche con quelle.
T - sei il re degli esempi
T - lo so, ho una dote. e poi quando sei sfigurato dalla fatica la gente ti offre da mangiare e da bene, in qualunque posto del mondo (spero). la fatica ha una faccia universale.


T - ora La domanda.
T - vai...
T - perchè fai tutto ciò?
T - il viaggio intendi?
T - sì
T - perché non dovrei farlo?
T - perché la gente normalmente non fa queste cose. le relega a rango di sogni nel cassetto e non ci pensa più. perché tu lo stai facendo?
T - è difficile rispondere. razionalmente lo faccio perchè voglio vedere il mondo. sai cos'è paradossale?
T - cosa?
T - che ci sia un mucchio di tizi che si appassionano a robe del tipo il signore degli anelli, dove ci sono terre favolose con popoli strani e misteriosi, lingue antiche e alfabeti stranissimi. ma tutto questo è già qui, su questa terra, da millenni. allora perché leggerlo su un libro, peraltro di fantasia? E poi ultimamente vanno forte i documentari. La gente guarda i documentari su posti meravigliosi con il loro maledetto televisore a 149 pollici 3D e in HD. Guardano il documentario sulla Cappadocia e la loro sete di meraviglia è saziata. A posto. Non gliene frega nulla di vederlo con i propri occhi, di respirare l'aria, di parlare con le persone, e soprattutto di FARE FATICA per stupirsi. Perché faticare, sudare, lottare per provare delle emozioni lascia cicatrici, belle e brutte, ma sempre indelebili. Un documentario alla TV non lascia proprio nulla, e questo è quello che le persone vogliono.
T - sei un comunista! la vendita dei televisori 3D HD porta avanti l'economia!
T - non ha senso questo commento...
T - sì, hai ragione, scusa...


T - ma irrazionalmente, perchè parti?
T - prendimi per scemo,eh... ma è una spinta che ho dentro, da anni, continuamente.
T - puoi provare a spiegarla anche a chi ha (giustamente) la spinta a mettersi il prima possibile dietro una scrivania?
T - beh, non è detto che io prima o poi non lo farò, di mettermi dietro una scrivania. prima o poi bisogna mettere la testa a posto e guadagnarsi seriamente la pagnotta......
T - sì, vabbè, ma ripeto: puoi provare a spiegare com'è questa spinta? lascio perdere le facili battute...
T - ok. faccio un esempio un po' forte e magari fuori luogo... è come se io fossi stato tetraplegico, bloccato a letto tutta la vita, in un paese che non mi concede di espatriare. tutta la vita a leggere libri sul mondo, vedere foto di posti lontani e sapere che mai potrai vederli. sapere anche che c'è gente che può vederli, a differenza tua. poi, un giorno, rinasci sotto le spoglie di un ragazzo 24enne, senza problemi fisici a parte un ginocchio che ogni tanto decide di far male, italiano e libero, oltre che senza immensi problemi di denaro. qual'è la prima cosa che penseresti di fare?
T - cercarti una bella gnocca?
T - la seconda?
T - penso che sicuramente non sarebbe cercare una scrivania.
T - indovinato. voglio onorare la mia vita di ragazzo sano e libero. mi sono fatto capire più o meno?


T - più o meno. ora esprimi un desiderio, il più ambizioso che può esistere per te.
T - sono indeciso tra matrimonio con Bar Refaeli e partire per questo viaggio
T - partire? e tornare? non hai paura di non tornare?
T - ho paura di tornare troppo presto per problemi fisici o di altra natura (burocrazia di paesi buffi, furti e rapine)...


T - non hai paura di finire molto male?
T - ho paura dei giudizi della gente al mio funerale: "ecco, hai visto? queste cose qui è meglio farle se sei preparato"   "è meglio non farle proprio!"   "gliel'avevo detto di non andare!"   "si, il figlio della giovanna è ancora in carcere in indonesia perchè è andato con le bambine"   "eh si, brutta storia quella lì"
T - non hai paura dei servizi di studio aperto?
T - quelli mi fanno più paura di tutto
T - leggeranno questo discorso nelle parti più salienti e poetiche con una musica di sottofondo nel tiggì delle 18, appena prima del servizio su Megan Fox.
T - sempre sia lodata
T - amen


T - un'ultima cosa...
T - spara
T - qual'è il tuo obiettivo, dove vuoi arrivare?
T - voglio essere soddisfatto del viaggio. voglio che sia un vero viaggio, lungo, sudato, pieno di incontri (nulla come la bicicletta favorisce gli incontri con le persone). quando sarò sazio tornerò a casa.
T - in bocca al lupo bello
T - crepi il lupo
T - scusa ma ora ti devo lasciare, vado a giocare con i pescetti qui a fondo pagina
T - fai pure, li ho messi apposta